Cosa accomuna Samuel Hanhemann fondatore dell'omeopatia ad Edward Bach coi suoi fiori, a Schiller coi suoi sali? Di loro sappiamo che erano medici ma soprattutto che misero in discussione i propri studi accademici e rivoluzionarono il loro modo di vedere.
Si chiesero come fosse possibile curare un individuo curando solo una parte di esso e nello stesso modo di un altro completamente diverso da lui.
Si chiesero se il nostro stato di animo non ci renda poi più vulnerabili o sensibile a tutto ciò che viviamo e se i nostri sentimenti non ci rendono forti o deboli a seconda di cosa proviamo.
Si chiesero perchè se noi due prendiamo freddo io il giorno dopo sono raffreddata e tu invece, caro lettore, no.
Si chiesero cosa ci rende diversi gli uni dagli animali pur essendo fatti chimicamente allo stesso modo.
Si fecero queste ed altre domande e risposero in maniera anologa pur nella loro diversità d'azione. Ma tutti ritrovarono l'importanza di considerare il paziente come un individuo e di doverlo curarlo nella sua interezza e non come parte di sè.
E questo è il grande insegnamento che lasciano a noi che vogliamo essere medici e non dottori, che vogliamo guarire e non solo trascrivere ricette, a noi che non salveremo il mondo (forse) ma regaleremo un pezzo di salute in più a chi saprà sentirsi unico e ci darà la sua unicità.